L’onorevole Mariano Rabino sulla liquidità condivisa: “Bisogna stabilire un nuovo ordine normativo, serve regia europea!”

Si sta discutendo anche di liquidità condivisa al tavolo nazionale sul gioco d’azzardo, organizzato in questi giorni a Roma. Sull’argomento è appena intervenuto l’onorevole Mariano Rabino (Scelta Civica), che ha ribadito la necessità di una regia europea con regole certe.

Si sta discutendo anche di liquidità condivisa al tavolo nazionale sul gioco d’azzardo, organizzato in questi giorni a Roma. Sull’argomento è appena intervenuto l’onorevole Mariano Rabino (Scelta Civica), che ha ribadito la necessità di una regia europea con regole certe.

 

E’ in corso d’opera a Roma il tavolo nazionale sul gioco d’azzardo organizzato congiuntamente dall’Istituto Milton Friedman Institute, dalla Società Italiana Intervento Patologie Compulsive (SIIPaC) e dall’Associazione La Sentinella. Tra gli argomenti trattati, oltre al problema ‘Slot’, c’è anche la liquidità condivisa per il poker online.

Proprio su questo è da poco intervenuto l’onorevole Mariano Rabino, di Scelta Civica, che ha voluto ribadire la necessità di una regolamentazione europea:

Nei giorni scorsi si è aperto un dibattito sulla liquidità internazionale di poker su cui nutro dubbi, dato che non ci sono certezze normative. Il tema è stabilire un nuovo ordine normativo. Ormai l’innovazione tecnologica crea dei cambiamenti repentini con ricadute a livello internazionale. Ci deve essere anche una regia europea di questo tema.

Ed è proprio la mancanza di un regolamento comune, tra i vari paesi interessati, che ha messo un freno al lancio ufficiale delle prime partite internazionali di poker online. Il problema da risolvere, come si sa già da tempo, riguarda soprattutto i diversi regimi fiscali, una questione non da poco che sta facendo andare in crisi soprattutto i tecnici dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

Attesa e speranza... quando arriverà la liquidità condivisa?
Attesa e speranza… quando arriverà la liquidità condivisa?

Una situazione che rischia di degenerare e di portare allo sfinimento gli altri Paesi (Francia, Spagna e Portogallo) che hanno siglato l’accordo del 6 luglio e che intanto si sono mossi, e anche con grande celerità, per attuare il progetto.

Insomma, adesso dipende tutto dall’Italia. La paura è che si possa perdere, per l’ennesima volta, la grande possibilità di ridare ossigeno ad un mercato altrimenti destinato all’oblio. In questo senso, basta dare uno sguardo ai numeri per rendersi conto che se si continua così si rischia solo il fallimento!

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